Κυριακή 20 Μαΐου 2018

L’ulivo più vecchio del mondo? Si trova a Creta, ha 4000 anni e produce ancora olive

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Si trova nel villaggio di Vouves, sull’isola di Creta: è l’albero di ulivo più vecchio del mondo. La sua età si aggira tra i 2000 e i 4000 anni.

19 05 2018

Non è facile raggiungere un risultato più preciso perché l’albero, che dà ancora frutti oggi (sì, perché le olive sono considerate un frutto), è un affare complicato da studiare. Secondo le analisi degli anelli dovrebbe avere, di sicuro, più di 2000 anni. Ma altri accertamenti sono impossibili: ad esempio il durame, la parte più antica del legno, è andata perduta per sempre. E allora come si fa?

Un altro sistema è considerare l’ambiente circostante. Intorno all’albero sono stati ritrovati resti di cimiteri risalenti al periodo geometrico, cioè almeno al 900 a.C. Questo lascerebbe pensare che abbia almeno 3000 anni: secondo gli archeologi era già un punto di riferimento anche all’epoca, per cui doveva essere ancora più antico. Il vero problema è che, al momento, non esiste una metodologia condivisa e accettata per datare l’età di queste piante. Secondo gli studiosi dell’Università di Creta l’ulivo avrebbe almeno 4000 anni. Ma altri studi lo ringiovanirebbero di almeno 2000 anni. Chi ha ragione?

I primi hanno tutto l’interesse a spostare indietro la data: renderebbe ancora più maestoso (e per certi versi miracoloso, visto che dà ancora frutto) l’ulivo ha assistito, pur senza partecipare o capire, a tutti i più importanti eventi storici del passato, dalla guerra tra Atene e Sparta all’ascesa e al crollo dell’Impero romano, con tanto di medioevo ed epoca moderna, fino ad arrivare a oggi. Già adesso, per questa ragione, sono migliaia le persone che visitano, ogni anno, il sito di Vouves. Se è antico, insomma, vale di più.

Gli altri, forse meno interessati da ragioni pecuniarie, propendono per una datazione meno clamorosa. Del resto in tutto il Mediterraneo esistono altri ulivi millenari: non sarebbe un’eccezione da studiare. Di sicuro, finché rimane incertezza sulla questione, è ancora lecito sognare. E perdersi a immaginare quanti soli e quante piogge sono caduti sulle foglie di quei rami.


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