Τρίτη 25 Ιουλίου 2017

Gli affari (segreti) del Patriarca Venduti i tesori di Israele e Palestina


Il capo della Chiesa greco-ortodossa ha compiuto una serie di operazioni immobiliari e ha ceduto a investitori misteriosi centinaia di ettari di terreni dal valore simbolico oltre che commerciale.Per dieci anni Ireneo è rimasto agli arresti conventuali, degradato da patriarca a monaco. Riceveva il cibo dopo aver calato la corda con il cestello tra i vicoli della Città Vecchia e riportava al terzo piano la generosità di una famiglia musulmana del quartiere. Per dieci anni non ha lasciato la stanza nel palazzo dove una volta comandava perché temeva di non poterci tornare.

Adesso Teofilo III, il successore alla guida della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme, rischia di trovarsi dallo stesso lato della fune e per la stessa ragione: una serie di operazioni immobiliari rimaste segrete fino a pochi giorni fa, smercio di terreni che è riuscito ad accomunare nello sdegno e nella rabbia gli israeliani e i palestinesi. Le centinaia di ettari vendute in questi anni non hanno solo un valore commerciale ma anche simbolico. A investitori misteriosi, società con sede nei paradisi fiscali dei Caraibi, sono andati: l’anfiteatro di Cesarea (fatto costruire da Erode il Grande) e il parco archeologico con gli altri resti dell’epoca romana; la piazza dove sorge la Torre dell’Orologio a Jaffa (eretta dagli ottomani nel 1903), il primo monumento che si incontra arrivando da Tel Aviv. I lotti in uno dei quartieri più eleganti di Gerusalemme — ci abitano nelle residenze ufficiali il primo ministro e il presidente — sarebbero stati acquistati invece da finanzieri ebrei. Tutti passaggi di proprietà che non sono stati comunicati, fino alle rivelazioni del Canale 2 televisivo, al governo israeliano.
Il patriarcato greco-ortodosso è il secondo maggiore possidente dopo lo Stato, sui suoi appezzamenti sorge anche il palazzo della Knesset, il Parlamento. Questo patrimonio gli garantisce un potere di contrattazione con le autorità israeliane molto superiore al ruolo. È stato accumulato durante il periodo ottomano e nel 1952 dato per la maggior parte in concessione — durata novantanove anni — al Fondo Nazionale Ebraico, l’organismo che fin dagli inizi del Novecento ha sostenuto l’acquisizione di terreni in Palestina.
Il ministero della Giustizia israeliano ha convocato una riunione d’emergenza per capire come sia possibile che l’anfiteatro a Cesarea, uno dei siti più visitati in Israele e dove vengono organizzati i concerti estivi, possa essere finito nelle mani di privati. Preoccupati sono anche i proprietari di 1.500 case a Gerusalemme, le hanno costruite con la convinzione che l’affitto decennale dei terreni — garantito dal governo — sarebbe stato rinnovato. Gli speculatori potrebbero invece decidere di vendere al miglior offerente. Nel 2005 Ireneo I è stato rimosso per aver dato via — lui sostiene di essere stato incastrato — quei metri quadrati che i palestinesi considerano fondamentali per edificare un eventuale Stato. Palazzi e pietre antiche nella Città Vecchia di Gerusalemme, i quartieri catturati nella guerra dei Sei giorni, poi annessi dagli israeliani, e che gli arabi considerano parte della futura capitale. Il successore Teofilo III replica di essere stato costretto a cedere le altre proprietà per cercare di ricomprare quei lotti politicamente così importanti.
La spiegazione non basta ai parlamentari giordani e ai politici palestinesi che chiedono al re e al presidente Abu Mazen di revocargli il beneplacito ufficiale, necessario per restare in carica. «Sta firmando un atto di vendita dopo l’altro, nonostante le prove non siamo ancora riusciti a ottenere la sua rimozione», spiega Alif Sabbagh tra i leader del gruppo che guida la campagna contro Teofilo III.
Le cessioni a investitori ebrei (anche in aree che sono parte di Israele da prima del 1967) sono considerate un tradimento della causa. Da anni gli arabi cristiani accusano il patriarcato di discriminazione, premono per prendere il controllo della Chiesa e affidarne la gestione a monaci e sacerdoti locali. Come ha commentato un palestinese al quotidiano New York Times: «Questi patriarchi arrivano dalla Grecia, sono stranieri. Non capiscono i nostri problemi».

http://www.corriere.it/esteri/17_luglio_20/gli-affari-segreti-patriarca-venduti-tesori-israele-palestina-d52d2240-6d8a-11e7-8b64-8c2227f4edc4.shtml
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